“Trentennio” di Gianni D’Elia (di Alberico D’Auria)

“Trentennio” di Gianni D’Elia

Poesia epica che narra della generazione giovane (nel ’68) della rivoluzione che non c’è stata, generazione che voleva cambiare il mondo dei padri prima mettendo la fantasia al potere e poi contro il muro dei padri schiantata…   … per una giustizia di strada sbarrata, poesia che pone con precisione questioni politiche e morali di allora e di ora, poesia della memoria che cerca di fissare con il suono delle parole momenti precisi dell’anima per impedire al tempo di rimpicciolire, di allontanare, di sbiadire, poesia dell’amore, dell’amicizia e dell’illusione per comprendere che quella era una voglia di rivoluzione determinata forse più dal cuore che dalla testa, poesia di denunzia delle stragi di Stato e poi di altre tragedie della nostra epoca (piazza Tien an men, la guerra di maggio) e nello stesso tempo di smarrimento per i partitici comunisti combattenti che hanno ammazzato assurdamente ed inutilmente tanta gente e contribuito a distruggere quel movimento, poesia della musica e delle canzoni con le quali anche volevamo stabilire fatti, denunziare ingiustizie e misfatti e sognare un impossibile mondo perfetto nell’attacco arioso del sax, poesia canzone e canzone poesia che insieme camminano perché quello non fu il sogno di un momento (ma subito dopo sarà necessario che “disoccupiamo le strade dai sogni”*), poesia che non vuole sottrarsi al bilancio del rapporto personale intristito dal passare degli anni quando questo mondo ottuso, che si voleva cambiare, ora che soli e accompagnati, in ore querule per caso ci s’incontra, vagando, prima d’un temporale…, poesia della presa di coscienza del passaggio da un tempo in cui c’era tutta quella gran polvere del parco sotto le clarks di una gente infinita a un tempo in cui chi non si è omologato è rimasto spesso a nutrirsi di solitudine ora che …tutto quello che abbiamo è il nostro nulla…, poesia che ci fa rivedere nel ricordo dolce e melanconico di quei giorni … ti ricordi Carlini? …la cosa comune, il salario garantito, le trentasei ore per tutti uguali, il Cile di Allende… e descrive con una lucida spietata analisi tutti i maggiori avvenimenti dell’ultimo trentennio.

 Trentennio in cui il presente è stato ed è ancora spesso “questo presente rosso sangue, questo ritorno di barbarie-novità… e i disperati stanno male, soli e lontani anche dalle parole…*”.

Ma rimane fermo il sogno della possibilità del cambiamento, rimane ferma la necessità dell’amore, dell’amicizia, della solidarietà e delle parole come unica arma contro le quotidiane ingiustizie e sopraffazioni. Così eravamo e siamo quelli che “è vero che non ci capiamo che non parliamo mai in due la stessa lingua, e abbiamo paura del buio e anche della luce, è vero…*” ed anche quelli che  continuano ad aspettare quel maggio. Con la consapevolezza che all’inizio di quel maggio “ poi è tornato febbraio. Dunque era il Tornare che faceva del Tempo un Nulla: un Bene e un Male**”. E questa storia di Gianni D’Elia (che è anche la nostra storia) cerchiamo ancora ostinatamente di raccontarla a molti e soprattutto ai giovani d’oggi con la possibilità della  “nostra verità imperfetta, umiliata – tra la rivoluzione che è passata e quella che verrà***”. 

San Marco ai Monti, 20 giugno 2010.  alberico d’auria

In corsivo Gianni D’Elia, *Claudio Lolli, ** Pier Paolo Pasolini, *** Franco Fortini.

alberico d’auria è nato a Benevento nel 1955 e vive a San Marco ai Monti BN, è medico da un trentennio e ascolta ancora la musica di Lolli (ora le lovesongs) e legge (e rilegge) Pasolini e Fortini.

In precedenza -da ragazzo- ha fatto parte a Benevento del movimento raccontato da Gianni D’Elia nelle sue poesie.

Una risposta a “Trentennio” di Gianni D’Elia (di Alberico D’Auria)

  1. Gerardina Carrozza 18 luglio 2010 a 23:28

    Io penso che quella generazione ha fallito!!! Ha introdotto un sistema liberticida che stà distruggendo l’umanità. Non dimentichiamoci che chi è al potere oggi in quasi in tutto il mondo occidentale, sono proprio i rivoluzionari del 68 e la generazione successiva, tranne forse il presidente degli Stati Uniti. Cosa hanno fatto e cosa stanno facendo? dove sono gli ideali di allora? e com’è oggi il rapporto tra genitori e figli? casa ha creato il femminismo? Il mondo occidentale ha ormai sottratto tutte le ricchezze ai paesi più poveri e se si rifiutano cederle gli fanno guerra. C’è una corruzione ormai dilagante d’appertutto, l’Italia ne detiene il primato. I genitori dovevano essere amici dei figli e non padri padroni. Infatti, i figli di quella generazionie sono confusi, non hanno punti di riferimento, non riconoscono il valore delle cose e pensano che tutto gli sia dovuto, o con le buone o con le cattive. Dovevamo essere tutti uguali senza distinzioni di classi sociali, difatti chi adesso non può permetterselo e non può essere omologato agli altri cerca di fregare il prossimo. Il femminismo doveva liberare la donna dalla schiavitù e così ci ritroviamo un mondo femminile dove poche sono al potere e quasi tutte schiave del doppio lavoro, a casa e fuori, e neanche il tempo per respirare. In più ci sono sempre più casi di donne che subiscono violenze dai propri partner o che subiscono molestie sul lavoro. Io vorrei che ci fosse una terza via. Ne destra ne sinistra! Hanno fallito entrmbi i sistemi. Il mondo è cambiato. Abbiamo più conoscenze, siamo più consapevoli del mondo che ci circonda. Dovremmo conoscere vita morte e miracoli di chi mandiamo nelle istituzioni a rappresentarci. L’onestà deve essere la prima qualità che un politico deve avere. Abbiamo bisogno di una classe dirigente che si occupi di tutela dell’ambiente, sennò faremo la fine dei topi e moriremo tutti nella nostra stessa merda. Avere rispetto delle diversità e accogliere le altre culture, perchè esse possono solo arricchirci. Il mondo è di tutti e tutti devono potersi spostare da un paese all’altro, l’importante è il rispetto delle regole che vale per tutti, sia per i residenti sia per quelli che vengono da fuori. Infine, il mondo occidentale deve smettere di di schiavizzare i paesi più poveri togliendogli ricchezza e lascindogli briciole per sopravvivere e a volte neanche quelle. Dovremmo fare tutti un passo indietro e abbassare il nostro tenore di vita. Basta privarci di tante cose inutili e aiutare chi veramente ne ha bisogno. Ciao Gerardina

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