Paradoxa – Filosofia e Illusione
di Stefania Iannella
Primi due incontri su PlatoneVenerdì 9 alle 18:30 presso la libreria Luidig avrà luogo il secondo incontro della serie “Paradoxa – Filosofia e Illusione”, incentrato sul Simposio di Platone, in riferimento al soggetto: “Eros e Thanatos – Viaggio nell’amor platonico”.
L’iniziativa di Yuri Di Gioia mossa dalla voglia di condividere con altre persone i discorsi filosofici che era solito affrontare con alcuni frequentatori della Libreria Luidig, come Francesco Mauro, ha così avuto inizio la settimana scorsa.
Francesco Mauro è passato da una lettura ben scandita dell’Apologia di Socrate di Platone, a un’altrettanto chiara visione delle opere in questione. Quest’ultimo è un aspetto molto più lodevole perché la semplicità discorsiva non è del tutto scontata per tutti i filosofi.
Contro il fare di molti critici che inquadrano le opere di Platone secondo una logica dottrinale, estrapolandone alcuni brani per attribuire all’autore false concezioni su determinati argormenti, come ad es. sulla poesia, Francesco Mauro ha sottolineato l’importanza di leggere le opere nella loro integrità, senza affidarsi a questi tipi di letture decontestualizzanti. Tre esempi bastano a mettere in chiaro che Platone non condanna la scrittura o la poesia, ma la loro strumentalizzazione e degenerazione in propaganda. Ione non è apprezzabile perché è un (para)rapsodo che viene premiato per la sua capacità di fomentare la folla verso la guerra e quindi per il vile utile della propaganda guerresca. Similmente in Fedro la scrittura non vale niente se se ne fa un uso strumentale, come fa Lisia nel voler far credere il contrario del buonsenso. Infine, nell’epilogo di Leggi, la città dell’Ellade va in rovina perché la giustizia è l’utile del più forte e gli intellettuali sono venduti.
Un altro elemento messo in discussione da F. Mauro è la sottovalutazione, da parte di alcuni critici, del valore della scrittura dialogica di Platone. F. Mauro mette non soltanto in chiaro che, come Wittgenstein con la sua teoria dei giochi linguistici, anche Platone teorizza attraverso la sua performance teatralizzante (adeguandosi così alla modalità per eccellenza della comunicazione pubblica dell’epoca), ma aggiunge altresì che tramite un’attenta considerazione della scrittura dialogica di Platone possono essere ribaltati molti luoghi comuni, come ad es. quello che reputa l’Eutifrone un dialogo aporetico perché non sembrerebbe giungere a nessuna conclusione. In Eutifrone, invece, l’elemento narrativo è determinante per capire la questione. A ben leggere, la domanda centrale su cui Platone vuole porre l’accento non è “chi è il Santo?”, ma “perché il personaggio non riesce ad accedere al senso del Santo?”. Eutifrone non ci riesce perché fa un’equivalenza di Santo come il più “forte”, mentre dovrebbe cercarlo nel più “giusto”. Ecco perché l’Eutifrone “non” è un dialogo aporetico.
Insomma, ho cercato di riassumere alcuni dei ragionamenti più interessanti dell’intervento di Francesco Mauro della scorsa settimana. Ora sta a voi venire ad ascoltare la sua seconda puntata su Platone, questo venerdì.
Ecco anche le date degli appuntamenti successivi:
Il 23 marzo, Nicola Sguera tratterà il tema della filosofia come illusione nei Pensieri di Pascal e nella riflessione teoretica di Martin Heidegger in “Oltrepassamento della metafisica” e “La fine della filosofia e il compito del pensiero”.
Il 6 aprile, Giovanni Rossetti parlerà dei Quaderni di Simone Weil, e il 20 aprile della filosofia e del filosofo messi a nudo da ”L’illusione della filosofia” di Jeanne Hersch.