INTRODUZIONE
Sulla scia delle rivendicazioni del secolo precedente, nel corso del Novecento, le donne hanno conquistato il diritto di voto, maggiori garanzie sul lavoro, parità di trattamento lavorativo, e si sono interrogate intorno alla costituzione del soggetto femminile, ponendosi come obiettivo, prima, la parità, la necessità dell’eguaglianza fra i sessi e dell’emancipazione delle donne e, poi, la valorizzazione della differenza, della specificità del femminile, all’interno della società, della cultura e della politica.
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GENERE E DIFFERENZA
La differenza di sesso è uno dei più importanti schemi per classificare gli esseri umani.
Ma, da un’epoca all’altra, variano i significati attribuiti alla mascolinità e alla femminilità; comunque, permane una sorta di determinismo biologico che fa derivare certe caratteristiche culturali da quelle fisiche o biologico/genetiche.
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A partire dagli anni settanta, la nozione di genere sessuale (gender) punta a decostruire, rivelandone i meccanismi, i significati attribuiti alla differenza sessuale, mostrando l’incidenza dei fattori culturali e sociali sulle identità e sulle relazione fra uomo e donna.
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Secondo Jean Scott, storica americana, il genere è un complicato intreccio di rapporti e di processi che regola la posizione degli uomini e delle donne nella vita quotidiana, ma interessa anche le strutture sociali, la divisione del lavoro, le istituzioni, i rituali, i linguaggi.
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TEMATICHE DI GENERE
La tematica del genere ha oggi un ruolo centrale nella riflessione teorica e nella ricerca empirica riguardo al mutamento sociale e culturale del nostro tempo.
I gender studies riconoscono la priorità dei soggetti sessuati nella costruzione dei saperi e nel ripensamento dei metodi di indagine finora adottati.
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Ci si interroga su questioni fondanti la soggettività femminile, ad esempio, la percezione della propria identità e quindi della propria differenza; l’esperienza del proprio corpo e della corporeità; il confronto con le altre, con gli altri; il rapporto con le emergenze dei saperi; la problematica dei saperi delle donne (la cura come cura di sé e come accudimento, il pragmatismo, l’ironia, la magistralità femminile).
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SULLA NECESSITA’ DELLA COSTRUZIONE DI UN DIVERSO ORDINE SIMBOLICO
Si deve alle teoriche del pensiero della differenza l’aver evidenziato la necessità per le donne di costruire, basandosi sul rapporto madre/figlia, un ordine simbolico della madre che sappia contrapporsi all’ordine simbolico del padre, dominante da millenni.
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DALLE PARI OPPORTUNITA’ ALLE OPPORTUNITA’ EQUIVALENTI
Ancora ai nostri giorni, la parola dà ordine è parità che significa un confronto unilaterale di lei con lui nel rapporto fra i sessi, laddove lui rappresenta il modello di riferimento, il paradigma unico.
Ancora un ordine da disfare, decostruire, rivendicando le nostre differenze maschili e femminili, entrando in relazione con gli altri, imparando a confliggere.
Chi sa confliggere, persegue un confronto arricchente e non guerre escludenti, non scavalca la messa in discussione della relazione comprando l’amore.
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IL PRIVILEGIO DI ESSERE DONNE
“Essere donna è un privilegio” dice Luisa Muraro: puoi non esserne all’altezza, ma come lo hai meritato, così non lo perdi.
E’ un privilegio che si gode nell’intimo di sé, nella confidenza con le altre o nella compagnia di uomini consapevoli, oppure nelle grandi prove.
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Solitamente, degli uomini piace la loro ricerca di grandezza, l’inventarsi grandi imprese, ma spaventa ciò che si lasciano dietro: filo spinato e cadaveri, odi e separazioni, confini tracciati a caso e neanche rispettati. Ancora di più non piace quando gli uomini si accaparrano titoli, cariche, carriere e promozioni. Quando in questo stesso agone ritroviamo le donne, come accade grazie all’emancipazione, può essere imbarazzante.
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Il privilegio di essere donna dà una garanzia differente che si vive nelle cose ordinarie della vita, come può arrivare alle più straordinarie.
Fare carriera, ottenere incarichi prestigiosi, avere molti soldi, le aggiunge poco.
La promozione sociale non aumenta la grandezza della donna. Se lei accetta il suo privilegio e lo coltiva, che stia dietro una scrivania o fra i fornelli, non fa grande differenza.
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Sono una fortuna per l’umanità, non tanto per la procreazione biologica: tutti nasciamo da donna, ma per il modo in cui diventano madri, portano e mettono al mondo i figli, li seguono con progetti, sogni e amori. Ma sono una fortuna anche per tutto quello che non è procreazione, con la differenza che regalano al mondo.
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Ma di loro si parla troppo poco e loro stesse non ancora parlano molto. Ci sono donne che hanno raccontato, ma sono state lette con una modalità funzionale alla carriera intellettuale che è finzione di lettura alla quale il pensiero femminile si sottrae per sua natura.
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SAPERI E DIFFERENZE
Marcel Mauss ha detto che la sociologia è lacunosa perché si è studiata solo la società degli uomini e si è tralasciata quella delle donne e dei due sessi. Parafrasandolo, si potrebbe dire che la politica è lacunosa anche perché è nata escludendo le donne.
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Dunque, non dovremmo sopravvalutare i saperi canonici che, con la loro dichiarata neutralità, ma, di fatto, legati a un ordine maschile, risultano parziali se non addirittura fuorvianti.
Dovremmo smettere di considerare il sesso femminile come grande vittima di un’ingiustizia maschile. E’ proprio della politica dei diritti concentrarsi su ciò che si può ottenere in nome dei diritti, sottovalutando quello che possono ottenere da sé le singole persone facendo perno sulle proprie risorse.
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Anche la psicologia tende a non restituire, a non rimandare una complessa rappresentazione delle donne, quando offre loro, come specchio, una presunta normalità omologante alla quale rapportarsi per sentirsi accettate o comunque compensate.
Questo tipo di interpretazione della realtà, di fatto, può sminuire ciò che moltissime donne mettono in gioco quotidianamente nei rapporti con il mondo e con l’altro da sé.
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IL MODELLO FEMMINILE UTILE A REAGIRE ALLE EMERGENZE IN CORSO
Nel XXI secolo, le attuali emergenze economiche, sociali ed ambientali testimoniano la necessità di nuovi modelli che superino quello rappresentato dal paradigma maschio, bianco ed occidentale. Questo cambiamento può risiedere nell’attitudine femminile alla cura, alla cooperazione, alla solidarietà, alla pace, alla non separatezza della parti, alla interdipendenza. Infatti, mentre le donne guardavano l’uomo come modello unico, grazie a un sottovalutato meccanismo inverso, il mondo diventava, nei secoli, sempre meno violento perché gli uomini si contaminavano del sentire femminile.
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LIBERTA’ FEMMINILI
Oggi, le donne, che non hanno ben chiara la percezione della propria identità, oscillano fra due alternative, l’ideale oblativo e l’individualismo, l’abnegazione e un’autoaffermazione che ricalca modelli maschili. Ma una reale libertà femminile avviene nell’individuare una terza posizione che le superi, in quanto entrambi mutilanti dell’essere, senza perdersi nell’insicurezza.
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(Dall’intervento di Nina Iadanza in occasione di “Donne in cammino: incontri sul pensiero della differenza di genere. Confronto sul libro di Valeria Fraschetti, Sari in cammino. Ecco perché l’India non è ancora un paese per donne” del 20.09.11, presso la libreria Masone di Benevento)