Storia della poesia irpina. Presentazione 21 marzo, Bonito AV. Coerenze:15/20
Il Centro Ricerca Tradizioni Popolari “La Grande Madre”
presenta
“La Storia della Poesia Irpina
(dal Primo Novecento ai giorni nostri)”,
Vol. 2, Delta 3 edizioni
di Paolo Saggese
Introduzione di Ugo Piscopo
Modera: Aldo Grieco, Vicepresidente Centro “La Grande Madre”
Interventi
Antonio Zullo, Sindaco di Bonito
Silvio Sallicandro, Editore
Paola Silano, Centro “La Grande Madre”
Giuseppe Iuliano, Presidente CDPS
Paolo Saggese, Direttore artistico- scientifico del CDPS
Musiche: Gerardo Lardieri e Nunzio Lucarelli, “La Grande Madre”
Coreografia: Erminia Barbieri, Vicepresidente dell’Associazione “L’Ancora”
Bonito, Sala Consiliare 21 marzo 2014, ore 17.00
Nel corso della manifestazione saranno in particolare illustrate le opere degli autori di Bonito e dei paesi vicini.
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Il libro, che segue al primo volume (Elio Sellino editore, 2009), dà un altro notevole alla storia della poesia irpina, dal momento che qui sono studiati da Paolo Saggese altri 102 autori irpini, divisi in poeti fascisti, antifascisti, della tradizione, in latino, della diaspora americana, per il Primo Novecento, i poeti meridionalisti, realisti, civili, poeti della linea religiosa, poeti lirici, poeti sperimentali, dialettali e dell’ultima generazione per il Secondo Novecento.
Il lavoro ambizioso, che Paolo Saggese, Giuseppe Iuliano, Salvatore Salvatore, Alessandro Di Napoli, Franca Molinaro, Alfonso Nannariello, Alfonso Attilio Faia, insieme anche all’UPI guidata da Michele Ciasullo e Tonino Morgante, prevede la realizzazione di altri tre volumi: un altro di storia letteraria, due di antologia, per un numero complessivo di duecentosessanta autori, studiati in duemila pagine. Il progetto dovrebbe essere completato nel novembre 2017: la prossima tappa è giugno 2015, con la pubblicazione del terzo volume di Storia della poesia. Le due antologie, che seguiranno, completeranno il quadro.
Al proposito, nell’introduzione ha scritto Ugo Piscopo:
«A monte di questo libro, come di tutta l’opera di Saggese intesa alla ricognizione della poesia e della cultura in Irpinia nell’età moderna e contemporanea, per poi contattare e interrogare, andando à rebours, le situazioni e gli autori del passato e i problemi generali, si colloca un lascito di idee che rinviano al realismo romantico e alla grande scuola storico-filologica che è a cavallo fra secondo Ottocento e primo Novecento.
Di qua discende una suggestiva aura vivificante l’interesse a cercare i documenti, a ricostruire paesaggi complessivi e a dialogare con gli animatori di quegli ambienti e di quegli eventi, come alla ricerca degli etimi culturali specifici delle specifiche opzioni linguistiche, retorico-stilistiche, ideali.
Sulla sua formazione influiscono in maniera decisiva gli anni di studio universitario e postuniversitario di Firenze, dove egli ha avuto a punto fondamentale di riferimento, per il suo noviziato di studioso indagatore dei testi in maniera non estetizzante, ma rigorosamente costituita sull’attrezzatura mentale critico-filologica, l’insegnamento di Antonio La Penna, ispirato, come avviene anche per Sebastiano Timpanaro che è testimone e interprete di una vicenda culturale speculare e parallela, alla lezione rigorosa e lucidissima di Giorgio Pasquali costituita su cifre e griglie di alta filologia.
Da La Penna e dall’ambiente toscano, Saggese raccoglie fondamentali suggerimenti anche per la coniugazione militante della ricerca intellettuale con l’impegno a spendersi in maniera totale, ma non gregaria, sul versante delle battaglie etico-civili, per una nuova cultura, per una nuova società. Di qua, l’incontro con Gramsci innanzitutto e quindi con il meridionalismo di Dorso, di Manlio Rossi-Doria, di Carlo Muscetta, che adegua l’analisi e lo scandaglio intellettuale a campo di battaglia per idee e per scelte da calare nel concreto della società, per un avanzamento, anzi una rinascita del Sud e con il Sud di tutto il contesto nazionale.
E nel segno dell’inclusività e della difesa dell’identità, assolutamente immune da angustie localistiche, è l’operazione di Saggese. È da anni che si è rimboccate le maniche e si è messo a lavorare di buona lena, conseguendo consensi e risultati stimolanti e, insieme, generando aspettative di nuove e più aperte situazioni.
Non mancano, tuttavia, critiche, a cui accenna l’autore stesso nella nota iniziale qui allegata al testo.
Facendo riferimento a eccezioni sollevategli di scarsa selettività, egli rilascia a margine delle veloci glosse di molto buon senso. A integrazione e a potenziamento delle quali, qui se ne aggiungono altre.
Non selettivo, Saggese? Aperto a trattare di tutto? Bene, diciamo noi, perché la linea seguita era/è nelle sue premesse oltre che nella cultura che gli fa da griglia di sostegno.
Egli vuole costruire includendo, non escludendo, è attento, secondo programma, coerentemente, a tutti i segni in movimento sul territorio di consapevolezza letteraria e di volontà di fare in direzione di un nuovo profilo dell’Irpinia. In realtà, qualcosa oggi si sta muovendo, in Irpinia, nel Sannio, nel Cilento, nel Sud e più generalmente nella realtà contemporanea, dettato da nuove istanze identitarie, ma anche novatrici, in consonanza con processi più generali di liberazione dell’immaginario. Con pazienza e umiltà muratoriane, Saggese si mette al loro servizio, proprio come il grande autore dei Rerum Italicarum scriptores guardava ai testi che veniva raccogliendo e inquisendo pensando a una nuova frontiera della civiltà e della vita nazionali. Inoltre, dalla stessa cultura di riferimento, Saggese è incoraggiato a procedere non unidirezionalmente, non in esecuzione di formule e di schemi coattivi, accademici, di supporto ai poteri degli autori consacrati dal successo e dei centri di formazione e di orientamento dell’opinione pubblica arroccati in difesa dei feticci e delle poltrone sinodali, ma prestando ascolto agli indizi di nuove situazioni in movimento, costruttivamente, con tutta serietà di offerta.
È qui il segreto della sua motivazione di ricerca, apparentemente facile, anzi, come potrebbe apparire, troppo facile, ma in sostanza rischiosa e scomoda, perché essa richiede una vigilanza a trecentosessanta gradi su tutto ciò che può insorgere o che sta lievitando sul territorio e attorno ad esso.»
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SEGUONO I METODI RESPONSABILI CON CUI ART’EMPORI HA VAGLIATO L’EVENTO
Chi è interessato può comunicarci eventuali modifiche da apportare alla seguente ipotesi.
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PoeCivismo. Metodi responsabili per la fruizione di iniziative socio-culturali Questi Metodi agevolano PRATICHE capaci di inclusione e cittadinanza non delegata. Ogni iniziativa, infatti, a prescindere dall’encomiabile tema trattato, paradossalmente rischia di utilizzare un metodo escludente e delegato che è incoerente con qualsiasi processo culturale che voglia creare reale consapevolezza e capacità di azione partecipata dal cittadino. Non conta l’eccellenza di un’opera, di una teoria o di un evento, ma cosa ne fa il fruitore, portandola in prima persona nel mondo. _____________________________________________ |
Storia della poesia irpina. Presentazione 21 marzo, Bonito AV | ||
15/20 | TOTALE COERENZE rilevate con i Metodi responsabili ________ |
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_____________________________________________ PER UNA RESISTENZA ECONOMICA TERRITORIALE E UNA REDISTRIBUZIONE DEI REDDITI Valorizzare le iniziative culturali che, a prescindere dal tema, promuovono anche l’attitudine a contrastare la crisi economica che colpisce il cittadino medio e i territori Ogni iniziativa dovrebbe considerare il bisogno di giustizia sociale di questa epoca in cui i redditi si stanno spostando dal cittadino medio ai milionari. _____________________________________________ |
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_________ 1. Tutela economica del cittadino e del territorio _________ |
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PER UN’IDENTITA’ TERRITORIALE E UNA COESIONE SOCIALE Valorizzare le iniziative culturali che, a prescindere dal tema, promuovono anche l’identità del territorio e la coesione sociale che ne deriverebbe Queste iniziative, in quanto di visibilità pubblica, dovrebbero considerare la vocazione territoriale e le specificità del luogo da tutelare come opportunità di identità e di reddito. _____________________________________________ |
_________ 2. Tutela identitaria del territorio _________ |
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PER UNA RESPONSABILITA’ SOCIALE CORTA E NON DELEGATA Valorizzare le iniziative realizzate da associazioni locali o dai residenti, senza la partecipazione e i fondi degli enti pubblici Quando l’iniziativa non è calata dall’alto ma realizzata in prima persona dai residenti diventa opportunità per una coesione territoriale e una cittadinanza non delegata in tutti gli aspetti della vita collettiva. Se l’iniziativa è realizzata senza i fondi pubblici contiene meno costi occulti: non pesa sulla collettività; non partecipa a un modello di sviluppo assistenzialista e delegato; non si agevola il clientelismo politico; non è complice dei costi pubblici che, gravando sull’economia reale, causano la crisi economica a danno dei cittadini e dei territori. |
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_________ 3. Senza enti pubblici _________ |
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_____________________________________________ PER UN’INCLUSIONE DEI LUOGHI CHE ANIMANO IL TERRITORIO Valorizzare le iniziative che, realizzate presso le sedi di associazioni e di aziende indipendenti, evitando i non luoghi delle sedi istituzionali, si contaminano dei progetti e delle persone del territorio Quando l’iniziativa è realizzata in sedi istituzionali, oltre a gravare sulla collettività, rischia di proporsi unilateralmente in quanto non si contamina delle persone e dei progetti che animano il luogo ospitante. |
NO |
_________ 4. Presso sedi non istituzionali _________ |
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_____________________________________________ PER UN’ATTITUDINE ALL’INCLUSIONE E PER DISINCENTIVARE IL FAMILISMO Valorizzare le iniziative che, promosse da un’associazione, coinvolgono nell’organizzazione le altre associazioni del territorio e i residenti locali Spesso, nelle attività quotidiane del cittadino e nelle attività culturali e di volontariato, si utilizzano metodi esclusivi e familistici come avviene nelle aziende e nella partitocrazia. |
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_________ 5. Coinvol-gimento delle altre associazioni e dei residenti _________ |
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_____________________________________________ PER UN’INCLUSIONE DEI RIONI E DEL TERRITORIO Valorizzare le iniziative che coinvolgono diffusamente i rioni della città e/o il territorio Quando l’iniziativa è realizzata, in modo decentrato, fuori dai luoghi istituzionali, coivolgendo i luoghi, eventualmente all’aperto, dei rioni, in particolare quelli meno frequentati, consente un cambiamento che può rimuovere lo squilibrio sociale e urbanistico della città. |
NO |
_________ 6. Coinvol- gimento dei rioni e/o del territorio _________ |
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_____________________________________________ PER UN’AUTODETERMINAZIONE E UNA COESIONE TERRITORIALE Valorizzare le iniziative ideate da soggetti locali senza aderire a iniziative promosse a livello sovraterritoriale Quando l’iniziativa non è calata dall’alto, ma realizzata esperienzialmente da soggetti locali, diventa opportunità per una coesione territoriale e per un esercizio a una cittadinanza non delegata in ogni aspetto collettivo. |
_________ 7. Senza aderire a iniziative nazionali _________ |
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_____________________________________________ PER CONTRASTARE LA DELEGA, IL VERTICISMO E L’ESCLUSIONE Valorizzare le iniziative che, non prevedendo l’assegnazione di premi e riconoscimenti, non proiettano un approccio competitivo ed esclusivo dell’impegno e della cultura Quando, all’interno di un’iniziativa, vengono assegnati premi e riconoscimenti, è opportuno che questi almeno valorizzino persone non note e/o del territorio. Assegnando riconoscimenti a persone note, l’iniziativa tende a dare visibilità a se stessa. |
_________ 8. Senza premi e selezioni _________ |
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_____________________________________________ PER UNA CITTADINANZA INCLUSIVA DELLE SPECIFICITA’ E NON FAMILISTICA Considerare le iniziative per i contenuti che possono intrecciarsi con il nostro personale percorso e non per il rapporto di amicizia/seduzione o di inimicizia/intolleranza che intratteniamo con chi li organizza Spesso, siamo abituati ad approcciare gli eventi culturali con metodo familistico: li evitiamo per pregiudizio negativo (esclusione) o li frequentiamo per amicizia o simpatia (familismo). |
_________ 9. Considerare i contenuti e non gli organizzatori _________ |
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_____________________________________________ PER UN’AZIONE ETICA DELLE EMOZIONI, RIDUCENDO LA FRUIZIONE ESTETICA DELLE EMOZIONI Considerare le iniziative per la capacità di cambiamento e non per la piacevolezza emozionale che può renderci passivi perpetuatori del malessere collettivo Spesso, siamo abituati ad approcciare gli eventi culturali per l’attitudine emozionale (estetica) ereditata che impedisce l’azione in prima persona e quindi il cambiamento. |
_________ 10. Fruizione etica, non estetica _________ |
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_____________________________________________ PER UNA COESIONE SOCIALE E UN’INCLUSIONE DELLE SPECIFICITA’ Valorizzare le iniziative che prevedono dibattiti in cui ogni relatore impegni il tavolo del convegno solo nel momento del proprio intervento Ogni relatore dovrebbe essere un membro della platea prestato, temporaneamente e per una sua specificità, alla funzione di consulente di una comunità in cui ognuno è consulente degli altri. Quando possibile, è opportuno che i partecipanti al dibattito siano disposti in cerchio. |
NO | _________ 11. Senza tavolo dei relatori _________ |
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_____________________________________________ PER UN’INCLUSIONE DELLE SPECIFICITA’ Valorizzare le iniziative che, nel comunicare i nomi delle persone coinvolte, utilizzano solo eventuali qualifiche pertinenti con l’iniziativa. Ogni relatore dovrebbe essere impegnato nell’iniziativa per portare la sua personale specificità acquisita nel concreto, a prescindere dai titoli. |
_________ 12. Senza comunicare titoli di studio non pertinenti _________ |
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_____________________________________________ PER UNA PROMOZIONE DELLE SPECIFICITA’ DEI CITTADINI Valorizzare iniziative (convegni, dibattiti, ecc.) dove prendono parte prevalentemente le competenze tecniche e di fatto e non i personaggi politici e istituzionali Spesso il convegno perde di vista il suo contenuto e diventa luogo di presenzialismo. Le autorità politiche e istituzionali hanno comunque la possibilità di vedersi pubblicati i propri comunicati sui media. |
NO | _________ 13. Senza personaggi istituzionali _________ |
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_____________________________________________ PER UNA CITTADINANZA ARTISTICA NON DELEGATA E UNA BIODIVERSITA’ CULTURALE Valorizzare le iniziative che prevedono, come protagonisti, personaggi e artisti non mediaticamente noti Le iniziative locali hanno senso se danno visibilità a personaggi e/o artisti che non sono già agevolati dai media nazionali. |
_________ 14. Senza personaggi e/o artisti massmediatici _________ |
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_____________________________________________ PER UNA CITTADINANZA ECONOMICA NON DELEGATA Valorizzare le iniziative che utilizzano monete locali per incentivare un’economia condivisa, una coesione sociale e una resistenza economica territoriale Ogni gesto economico può essere portatore di giustizia sociale, redistribuzione dei redditi e inclusione del vicino. |
NO | _________ 15. Con moneta locale_________ |
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_____________________________________________ PER UN’INCLUSIONE SOCIALE Valorizzare, anche a teatro e ai concerti, le iniziative in cui non siano previsti posti privilegiati e biglietti omaggio per le autorità Per valutare realmente la portata di un evento culturale, gli esponenti politici ed istituzionali devono misurarsi con esso, in veste di cittadini comuni. Nei luoghi dell’arte, siti dell’emancipazione e della giustizia, non dovrebbero esistere discriminazioni. |
_________ 16. Senza spazi e posti a sedere privilegiati _________ |
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_____________________________________________ PER UN MODELLO DI SVILUPPO DI PICCOLA SCALA E PER REDDITI CHE RESTANO SUL TERRITORIO Valorizzare le iniziative realizzate senza quegli ingenti capitali che portano i profitti via dai territori e che promuovono quel modello di sviluppo che, basato sui sistemi di scala, è la causa dell’attuale disagio economico e sociale Per un modello di sviluppo che includa i piccoli operatori locali e che incentivi un’economia di piccola scala che produce economia territoriale. |
_________ 17. Senza ingenti investimenti _________ |
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_____________________________________________ PER UN’AUTODETERMINAZIONE DEL TERRITORIO Valorizzare le iniziative che, evitando, come sponsor, aziende estranee al territorio, non rischiano di veicolare condizionamenti a danno delle popolazioni locali Queste iniziative, in quanto di visibilità pubblica, devono essere autonome dalla aziende che potrebbero condizionare le attività di autodeterminazione e di coesione della popolazione locale. |
_________ 18. Senza sponsor sovraterritoriali _________ |
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_____________________________________________ PER UNA CULTURA MATERIALE RESPONSABILE E UN’ECONOMIA CONDIVISA Valorizzare le iniziative culturali che promuovono i prodotti del territorio o etici, quando prevedono la somministrazione di cibo o in quanto ospitate in esercizi commerciali che abitualmente somministrano cibo del territorio Processo culturale è quello che, a prescindere dal tema affrontato, dovrebbe comunque essere capace, nel metodo, di agevolare identità territoriale, redistribuzione del reddito, tutela ambientale. |
_________ 19. Cibo responsabile _________ |
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_____________________________________________ PER UN RESPONSABILE USO DELLE RISORSE NATURALI Evitare le iniziative culturali che prevedendo, anche accessoriamente, sommistrazione di cibo e bevande, utilizzano stoviglie monouso non biodegradabili Queste iniziative, in quanto di visibilità pubblica, devono essere più responsabili dei singoli cittadini riguardo all’uso di stoviglie: in caso di monouso, si utilizzino almeno quelle biodegradabili. _____________________________________________ |
_________ 20. Stoviglie ecosostenibili _________ |