La musica relazionale della Banda del Buko’. Suonare seminando pratiche di vita felice
[di Alessio Masone] Ho conosciuto La banda del Buko’ alla fiera artigianale FAC. La locandina della fiera invitava chiunque, fra il pubblico, fosse fornito di strumento musicale ad aggregarsi alla formazione, quindi, annullando la separazione fra artista e fruitore.
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La fiera, presso un orto urbano di Benevento (Il Caffè dell’orto), lontana da ogni ente sindacale e istituzionale, a giugno 2014, ha ospitato i creativi, spesso artigiani per ideali ma non per la burocrazia. Un fare artigianale, in quanto non seriale, non delegato, che si prolungava tramite la musica dell’inclusiva Banda del Buko’.
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La Banda è costituita da un numero variabile di componenti: ad oggi, si contano ventidue musicisti, comprese alcune ragazze. Chiunque può aggiungersi per partecipare alle prove che si svolgono ogni martedì sera, presso i locali del Convitto nazionale Giannone, in piazza Roma, a Benevento. Loro si definiscono soprattutto un laboratorio: i concerti di strada sarebbero solo un aspetto complementare. Quindi, un laboratorio musicale, come propongono nel loro Manifesto, per seminare piccole pratiche di vita felice.
… seminare piccole pratiche di vita felice, coltivare ascolto, innescare connessioni multiple, dare possibilità e fiducia, generare simbiosi…
… Alla porta della Bandanon c’è mai il cartello personale al completo…
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In questi giorni, artisti di strada, provenienti da tutto il mondo, sono protagonisti cristallizzati di una manifestazione che li mette programmaticamente al centro di un pubblico che si dirige di proposito a Castellarte per vederli.
Invece, la Banda del Buko’ irrompe nel quotidiano della vita cittadina. Utilizzano un linguaggio esperienziale che promuove inclusione. Nelle loro esibizioni, di solito estemporanee, i numerosi componenti sono uno a fianco all’altro, senza posizioni gerarchiche, a volte, formando un semicerchio che si completa con quello formato dagli spettatori passanti che si sentono ormai compartecipi della musica, senza barriere. In teoria, se tutti passanti si fossero ritrovati forniti di uno strumento, anche di un semplice tamburello, sarebbero stati tutti artisti fruitori l’uno dell’altro.
… Tutto nasce per stare insieme, poi, le ricadute, in termini di inclusione, sono venute da sole… Noi siamo artisti, non siamo tenuti a dare risposte per salvare il mondo… Puntando all’inclusione di chiunque voglia aggiungersi alla banda, rischiamo di perdere in qualità della prestazione, ma durante le prove lavoriamo affinché le esecuzioni siano generose per il pubblico… Non abbiamo un leader ma certamente alcuni di noi sono più capaci nel determinare il percorso della banda…
… Sentiamo il bisogno di prendere coscienza delle intuizioni, delle prospettive e degli ideali su cui si fonda la Banda…
MANIFESTO DELLA “BANDA DEL BUKÓ”Sentiamo il bisogno di prendere coscienza delle intuizioni, delle prospettive e degli ideali su cui si fonda la Banda. Intendiamo seminare piccole pratiche di vita felice: coltivare ascolto, innescare connessioni multiple, dare possibilità e fiducia, generare simbiosi. Desideriamo vincere la forza d’inerzia, recuperando risorse altrimenti nascoste o poco espresse creare piani d’interazione e di congruenza basati sullo scambio orizzontale. Servendoci di metodo e sgusciando tra i canoni creeremo il campo fertile per armonizzazioni sempre in divenire. Viviamoci il presente dei sogni e apriamoci al contagio.Alè La MusiqueBukò, 27 Maggio 2014
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