Echi di poesia dialettale
Il dialetto costituisce la specificità immateriale di un’etnia, la sua perdita porta all’omologazione culturale, il suo recupero ad un atto di salvataggio.
Franca Molinaro
Mentre il mondo corre ad oggettivare un’unica lingua per tutti i popoli qualcuno parallelamente prova a salvaguardare il dialetto, lingua identitaria che crea appartenenza e familiarità ad un luogo. Ciascuno ne porta le tracce nella propria cadenza, nelle inflessioni linguistiche e a parere di neuropsichiatri anche nella costituzione biologica della aree cognitive.
Il dialetto è appartenenza ad ampi
o raggio, nelle parole usate dai nonni ci sono tracce dell’antica Grecia, degli spagnoli, dei tunisini, degli albanesi, dei popoli che nella storia si sono incrociati, contaminati ed arricchiti.
Il dialetto è una carta d’identità con lunghe radici, l’abito su misura che il popolo si è costruito vivendo la storia di un luogo fatto di persone, fatti, narrazioni, avvicendamenti, storie vissute e raccontate, storie che vengono restituite alle future generazioni se avessero tempo e cuore di scoprire le etimologie dei termini, le avventure dietro i suoni, le eredità sottaciute.
Il centro di ricerca tradizioni popolari “La Grande Madre” da alcuni anni cerca, attraverso la poesia, di riportare alla consapevolezza l’importanza di una lingua non omologante, e lo fa apprezzando tutti i dialetti, da tutte le parti del mondo, poiché ciascuna lingua ha una dignità ed un vivacità speciale per chi la appartiene.
Pasolini scriveva che “Il contadino che parla il suo dialetto è padrone di tutta la sua realtà”. Ed a questa realtà che i tanti poeti si sono ispirati nel raccontare scorci di vita dal proprio punto di vista, dalle proprie radici, nel proprio dialetto.
Le poesie considerate migliori sono state raccolte in un Antologia così che tutte ne possano leggere e gustare il piacere. Chi ha assistito alla manifestazione ha avuto la possibilità di godere dei suoni dei diversi dialetti oltre che della splendida giornata passata nella convivialità, tra cibo a Km zero cucinato dal nostro amico Rocco Albanese e relazioni semplici e genuine all’ombra degli alberi.