Il Nuovo 23 Novembre per Apice
Il 23 novembre è un giorno catartico per Apice.
Anniversario del terremoto dell’Ottanta.
Un giorno che, tanti anni fa, sembra abbia congelato le anime dei cittadini in una malinconica rassegnazione intrisa di paura e chiusura, relegando i ricordi piacevoli al tempo passato nel Borgo Antico.
Coloro che hanno vissuto in Apice Vecchia prima dell’evento sismico narrano di un luogo d’amore, di piazze colme di persone, di vicoli dedicati alla socialità, di un paese vigoroso socialmente ed economicamente, un crocevia di persone, animali, fiere e mercati.
Distaccati traumaticamente da quel luogo d’amore la popolazione apicese sembra avere ingabbiato il proprio timore nella cementificazione di case, simulacri di evanescenti status sociali.
La paura del dover riabbandonare i luoghi cari, forse mai elaborata pienamente, ha ridotto la proattività sociale diffidandola con la critica facile o il gioco del terzo escluso.
E’ stato semplice assopire il proprio sentimento di impotenza rispetto alle catastrofi sacrificando le relazioni di quartiere agli imperativi del lavorare e consumare. Il bene comune era diventato una parolaccia, l’impegno sociale uno sbuffo ingiallito di borbottamenti, il tornaconto un alibi delegante.
Oggi questa paralisi sociale piano piano sta cedendo il posto a nuove proattività, a giovani speranze.
Quest’anno il 23 novembre sembra portare con sè un auspicio di bene, sarà il giorno in cui si inaugureranno i Mercatini di Natale ad Apice Vecchia.
Un evento che vedrà coinvolto il borgo per diverse settimane fino alla chiusura del periodo natalizio. Dalle esposizioni degli artigiani al presepe vivente, dal vicolo delle “Anime Viandanti” a quello dello street food.
In nome di questa grande manifestazione il borgo da mesi pullula di una nuova energia, le persone hanno ricominciato a popolare le piazze, le erbacce hanno dovuto cedere il passo alle installazioni artistiche, i vicoli si riempiono di voci, i ruderi diventano risorsa d’arte, le persone sembrano uscite dal letargo della bassa reattività, dal timore di affrontare i ricordi di quello che fu!
Credo che il paese stia facendo un salto quantico, questo anche grazie ai figlie e ai nipoti che cresciuti a pane e ricordi hanno avuto, qualche anno fa, il coraggio di scommettere sulle “case carute” e oggi su tutto il borgo, ormai ribattezzato come fantasma. Di fantasma sta rimanendo solo la paura e il ricordo di quell’evento drammatico che ha squarciato la tranquillità di un paese dal quale i cittadini, forse, solo oggi, si stanno riprendendo definitivamente.
Qualcuno ha metaforicamente suonato un flauto magico che ha risvegliato la popolazione: i commercianti di Apice Vecchia si sono costituiti in associazione per organizzare al meglio i Mercatini, hanno chiesto il contributo dei gruppi territoriali e così le associazioni si sono messe insieme per supportare l’evento, le comunicazioni si sono abbeverate di propositività e collaborazione, nuovi sguardi accolgono i turisti, idee fresche prosperano ovunque, nel paese vecchio ed anche nel nuovo che se all’inizio ha visto con dubbio ed invidia la vitalità del vecchio borgo, oggi ne osserva la bontà dell’iniziativa e l’intuizione della collaborazione.
Mi piace pensare al 23 novembre 2019 come un atto psicomagico, come direbbe Jodorowsky, che le nuove generazioni di Apice stanno offrendo ai loro nonni e genitori per sanare le vecchie ferite della vita.