Il verticismo delle emozioni è contro il benessere del territorio

Il verticismo delle emozioni è contro il benessere del territorio
di Alessio Masone (bmagazine – novembre 2009)   

Aldo Montano, fiorettista, consiglia: “Cerco sempre l’affondo, ma mai sul pedale”.
Questo è il motto della campagna di comunicazione “Sulla buona strada” promossa del governo italiano.

Paradossalmente, da una parte, a parole, la campagna “dice” ai giovani di non correre in auto, dall’altra, utilizzando, come testimonial, un asso sportivo, “comunica” di fatto che, chi vuole considerazione, deve risultare competitivo e performante nella vita e, quindi, anche in auto!

Questa contraddizione è sintomo che i governanti e i loro consiglieri non possiedono gli strumenti per affrontare un nuovo modello culturale che sia capace di produrre una popolazione coesa e felice (quindi, non autolesionista in auto…) e, al contempo, nuova occupazione, una reale tutela ambientale e una giustizia sociale.

Stiamo imparando che i prodotti locali, non promossi da testimonial di visibilità nazionale e internazionale, sono portatori di una ricaduta benefica complessa: maggiore sicurezza alimentare, nuove occasioni occupazionali, giustizia sociale (maggiore retribuzione ai piccoli produttori, invece che ai capitalisti azionisti della grande distribuzione), coesione sociale (maggiore relazione tra produttori e consumatori e tra negozianti e residenti rionali, attori dello stesso territorio), tutela ambientale (meno inquinamento e meno infortuni stradali causati dal trasporto di merci lontane).

Finché la classe intellettuale non sarà capace di comprendere intimamente le opportunità del modello della filiera corta e dei processi sociali orizzontali, la classe dirigente non potrà affrontare la complessità delle trasformazioni necessarie al XXI secolo.

Nonostante rivoluzioni e referendum, culturalmente siamo, tutt’ora, sotto monarchia.
Non esiste alcuna differenza tra un popolano medievale, che urla d’emozione al passaggio del principe, e un cittadino odierno che prova coinvolgimento, mai per il vicino di casa, ma, sempre e senza alcuna convenienza, per personaggi, nazionali e internazionali, dello sport, dello spettacolo, della cultura, dell’arte, della politica e dell’imprenditoria.

Finché esisterà un verticismo delle emozioni, a causa della fruizione di un’arte e di una cultura calate dall’alto, avremo, come riferimento, prodotti commerciali e leader politici a valenza semplicemente mediatica e sovraterritoriale: la popolazione, in mancanza di un recupero dell’orizzontalità dei processi emozionali e culturali, in assenza di una condivisione del territorio, non è capace di preferire, sebbene utili alla propria convenienza, i prodotti del vicino (negoziante o produttore) e i rappresentanti politici più vicini ai propri territori e ai propri rioni. 

Finché esisterà un verticismo delle emozioni, avremo, come modelli di vita, i personaggi da gossip: esiste una corrispondenza diretta fra la fascinazione per i personaggi sovraterritoriali e l’aggressività che si genera, su piano orizzontale, tra le persone comuni (violenza fra automobilisti, fra adolescenti, negli stadi, ma, anche, invidia, conflittualità, competizione, incomunicabilità, solitudine, frustrazione…).

Dando spazio, invece, all’orizzontalità delle emozioni, in un contesto di filiera corta delle relazioni sociali e commerciali, recuperando il rapporto con la propria comunità locale, si potrebbe usufruire, naturalmente, di coesione sociale, condivisione territoriale, solidarietà, giustizia sociale e redistribuzione del reddito: questi strumenti di felicità diffusa, nell’individuo, più di qualsiasi posizione sociale e più di tutti i beni status symbol, sono capaci di soddisfazione personale.

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