Auguri per le ricorrenze. Gentilezza o familismo?
Festività e linguaggio dell'esclusione
[di Alessio Masone] Affronto l’argomento per scusarmi con tutti quelli che si aspettano da me auguri per le ricorrenze festive. Infatti, escluse le stringate risposte per ricambiare, da alcuni anni, evito di fare auguri alle singole persone.
Da quando mi occupo di associazionismo e di cambiamento dal basso, sempre più trovo sconveniente il gesto di contattare individualmente amici, per telefono, sms, mail, per comunicare i miei auguri. Al contrario, per strada o nella mia libreria, con piacere faccio gli auguri a conoscenti e clienti.
A fine anno, ho mandato gli auguri a tutti i membri compresi nei nostri gruppi di discussione. Ma ogni persona vuole essere considerata speciale, non come tutti gli altri conoscenti, associati o clienti. Qui ha radice quel rapporto di seduzione che, innescandosi bilateralmente tra persone e parenti, diventa humus per il familismo e l’esclusione.
Per queste ragioni, ritengo fondamentale relazionarmi all’altro, in base al progetto che mi accomuna a lui (un’associazione, una comunità territoriale…) e non in base alla mia posizione individuale.
Relazionarsi all’altro con approccio multilaterale (progetto, comunità), non in base a rapporti bilaterali, è il primo passo per cambiare il mondo dal basso, contribuendo a un linguaggio della pace e dell’inclusione. Per lo stesso motivo, sui social network (facebook…), in quanto si scelgono i propri interlocutori, la comunicazione interpersonale è orientata all’individualismo e al familismo, mentre i gruppi fb e i gruppi di discussione per mail, in quanto aggregano i membri per temi e non per amicizia, sono improntati a un linguaggio comunitario, inclusivo.
Per lo stesso motivo, chiedo di essere giustificato ogni volta che sono poco accomodante con chi collabora con me in libreria o in associazione (Art’Empori, GAS Arcobaleno, SoldoCorto, Distretto di EcoVicinanza): le persone, che si ritengono maltrattate da me, nel giudicare i miei gesti, non guardino il proprio orgoglio ferito, matrice di violenza ed esclusione, ma il progetto della libreria o dell’associazione in cui sono inseriti i miei gesti scomodi.
Il tutto diventa esercizio a un approccio comunitario, non individualistico, alla vita.
In pratica, se a Natale e a Pasqua siamo tutti più buoni, almeno dovremmo sforzarci a non scambiarci auguri individualistici, escludenti.
Auguri a tutti.