Cenabaratto. Barattare competenze artistiche ed alimentari per rifondare un modello culturale inclusivo
Per un artista partigiano di un'economia reale e libera da intermediazioni
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Tags: Arte, artista, baratto di competenze alimentari e artistiche, cenabaratto, filiera corta
[di Alessio Masone] Mentre la vita dei vicini di casa è devastata dalla crisi economica, oggi, il cittadino si reca agli spettacoli con la stessa indifferenza del tedesco che si recava a teatro, sebbene, alcune ore prima, i nazisti avessero arrestato l’intera famiglia dei vicini di casa, in quanto colpevoli di essere ebrei.
Per promuovere un nuovo fruitore che sia responsabile anche nei consumi, a Benevento, lontano dai riflettori e dai palcoscenici, si sta sperimentando un’innovativa forma di aggregazione artistica che origina dal cibo e dai suoi riti: è la cenabaratto che, ogni venerdì sera, dopo la consegna del GAS Arcobaleno (Gruppo d’Acquisto Solidale), presso la libreria indipendente Masone di Benevento, realizza un presidio territoriale nato per resistere alla crisi economica. Per parteciparvi basta barattare un cibo cucinato, una performance artistica, un sapere concreto o un’esperienza di vita che inneschi il cambiamento. Accomunati dalla stessa tavolata, eliminate le barriere tra attore e fruitore, tutti, contadini e artisti, consumatori e spettatori, partecipano da coautori della serata, ognuno fruitore dell’altro, esercitandosi a una cittadinanza non delegata nel mondo.
Qui, l’artista, non essendo più su un palco che lo separa dallo spettatore e dal suo mondo quotidiano, in questa resistenza partigiana del XXI secolo, si allea all’economia reale. Ogni artista, oggi, è chiamato a contrastare il modello di sviluppo intermediario e sovraterritoriale che, ormai tramontato, sopravvive aggredendo sempre più le identità e i redditi dei territori. In questo senso, Art’Empori promuove un’arte di filiera corta.
L’attuale crisi è complessivamente dovuta a un’economia dei servizi che, da accessoria, è diventata prevalente sull’economia reale. L’artista non può restare passivamente parte di quella economia di intermediari che grava sui piccoli soggetti dell’economia reale. Quando assistiamo a uno spettacolo che necessita di fondi istituzionali o di strutture pubbliche, dobbiamo sapere che anche quello spettacolo fa parte dell’economia accessoria e intermediaria che grava su quella reale, quella dei cittadini. Oggi, l’artista dovrebbe individuare forme alternative e fuori dai luoghi deputati, se vuole essere promotore nel metodo, oltre che nelle intenzioni, di cambiamento e giustizia.
In questo senso, il baratto di competenze alimentari e artistiche, che avviene durante la cenabaratto, diventa fautore di una relazionalità corta tra cittadini, in quanto esente da intermediazione. Ne origina un’esperienzialità e una coesione fra i cittadini che, in un contesto convenzionale di fruizione artistica, non potrebbe realizzarsi: fino ad oggi, durante uno spettacolo, realizzato nei luoghi deputati, spesso non luoghi, ogni spettatore si è triangolato con gli altri spettatori tramite l’artista che fa sponda dal palco. Nel baratto di competenze, invece, ogni partecipante si relaziona agli altri partecipanti senza alcuna sponda, senza l’intermediazione del palco, innescando inclusione dell’altro e una cittadinanza artistica non delegata. Da qui, il passo è breve verso la cittadinanza economica non delegata e la redistribuzione dei redditi.
Si respira aria di rivoluzione culturale durante la cenabaratto visto che la presenza dei contadini, massimi esponenti del cambiamento in corso, fungendo da nuovo catalizzatore del momento creativo, sembra aver reso asfittico e superato il convenzionale rapporto tra fruitore ed artista, tra lettore e giornale, tra cittadino e intellettuale.
Una volta, per essere partecipi del cambiamento, si sceglieva la vita di artista o una carriera intellettuale, in alternativa ai convenzionali mestieri materiali. Invece, oggi, l’artista, se vuole essere coerente con il bisogno di cambiamento, deve tornare alla faticosa economia reale, quella che può salvarci dalla recessione. Artisti e intellettuali, se vogliono essere testimoni di questo tempo e delle sue emergenze, dovrebbero, direttamente o come volontari, essere anche artigiani, contadini o negozianti. Tutti piccoli attori dell’economia reale che, fatta dal basso, dal cittadino in prima persona, è oppressa dal paradigma della filiera lunga e dell’economia accessoria: quella spersonalizzante e onerosa intermediazione fra i cittadini imposta dalla grande distribuzione e dallo stato.
Altra innovazione è espressa dalla CenaBaratto quando artisti e fruitori, montando e smontando i tavoli per realizzare la serata, si configurano anche come volontari di un GAS ma soprattutto di una libreria, immedesimandosi con i mestieri dell’economia reale.
Le cocenti emergenze di oggi pretendono un palcoscenico diffuso nel mondo reale, nella quotidianità della città, con le sue botteghe, e della campagna, con le sue fattorie.
(Estratti di questo articolo sono apparsi il 6 novembre 2013 sul portale web bMagazine).
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bella penna …. condivido tutto