La scoperta della falanghina. Intervista a Paola Mustilli

paola-mustilli[di Nina Iadanza] Conosco Paola Mustilli e l’ammiro per quello che fa. Condivido il suo stile di vita che coniuga coerentemente col suo lavoro in azienda, senza separatezze, non rinunciando ad essere donna, tra l’altro moglie e mamma di quattro figli.
Fluidità, apertura e responsabilità insieme alle corse di tutti i giorni per essere puntuale e precisa nei suoi impegni, a casa e nel lavoro fuori casa, senza mai rinunciare alle relazioni con gli altri, a quello in cui crede per acquisizione graduale e consapevole.

Insieme alla sorella Annachiara, porta avanti il progetto voluto dai genitori Leonardo e Marilì che, per primi, hanno ricercato le varietà autoctone per poi coltivarle, e tra queste la falanghina. Hanno dato vita al progetto Wine&Culture e le loro cantine, con Maurizio Chiantone, sono sempre in prima fila nel promuovere iniziative culturali sul territorio santagatese, come il “Festival del bacio” e “Suoni di terra”. I mariti delle sorelle Mustilli, Maurizio Chiantone, musicista, e Giosuè Zurzolo, attore, con le loro performance, hanno anche contribuito alla riuscita della “Notte di resistenza libraria e barattaria” del 5 luglio 2013 promossa dal GAS Arcobaleno. Mostrando ulteriore attenzione alla responsabilità sociale d’impresa, le cantine Mustilli hanno aderito alla rete territoriale del SoldoCorto e alla federazione nazionale “Vignaioli indipendenti”.

mustilli3-cenabaratto10.01.14Durante la scorsa cenabaratto del 10 gennaio 2014, organizzata, come ogni venerdì, dal dopoGas Arcobaleno, presso la libreria Masone di Benevento, abbiamo ospitato Paola e il marito Maurizio.
Nel corso di una cenebaratto che si rispetti non può mancare il vino, possibilmente buono e biologico, e questa volta lo hanno portato Paola e Maurizio che si sono intrattenuti con noi fino a tarda serata.

A Paola Mustilli, durante la serata, abbiamo rivolto alcune domande.

La tua famiglia ha deciso di trasferirsi da Napoli a Sant’Agata de’ Goti, diversi anni fa. Una scelta allora sicuramente non facile. È stato un antico amore, per la terra delle origini, il desiderio di coltivare in prima persona i vostri vigneti, valorizzando, così, le nostre risorse rurali?
Il mercato del vino nel sud Italia era principalmente basato sulla produzione di vini da taglio ed erano pressoché sconosciute le varietà autoctone, fino ad allora, mai richieste da parte del consumatore sia locale che di altre zone.

Le uniche cantine in Campania che producevano ed imbottigliavano vini tipici del territorio erano D’Ambra, ad Ischia, e Mastroberardino, a Tufo.
La provincia di Benevento era ed è tuttora la più vitata della Campania, con un’estensione di circa 10 000 ettari di vigneti. La mia famiglia ha sempre prodotto il vino nelle cantine scavate nel suolo tufaceo di Sant’Agata de’ Goti, come era tradizione produrre i vini in paese.

paola-mustilli2Cosa è poi cambiato? Cosa, nel frattempo, è avvenuto?
Alla fine degli anni sessanta, mio padre iniziò a seguire direttamente la produzione agricola, iniziando ad imbottigliare il greco e l’aglianico. La prima produzione di 3000 bottiglie è del 1976. Dovendo reimpiantare alcuni terreni, decise di capire quali erano le varietà autoctone ancora esistenti sul territorio: insieme ad altri agricoltori monitorò i terreni vitati della zona di Bonea e Montesarchio, individuando diciotto diverse varietà che furono micro vinificate. La falanghina era tra quelle e mio padre, avendola trovata capace di un vino molto interessante, decise di coltivarla. La prima produzione al mondo in bottiglia di questo vino è del 1979. Ora, in Campania, si producono cinque milioni di bottiglie di falanghina.

Lungimiranti. Come avete diffuso la cultura della falanghina?
Gli amici la provarono e cominciarono a richiederla nei ristoranti che ci contattavano per acquistarla! Così è cominciata la diffusione del nostro vino, attraverso il passaparola. Si tenga presente che, all’epoca, non esistevano le tecnologie e gli enologi odierni: oggi, basta avere capitali da investire per ottenere ottimi risultati, anche senza storia e passioni lunghe anni.

Dietro  un buon vino c’è sicuramente una filosofia. In tempi di omologazione, certi lavori, retaggio del passato, vanno incoraggiati e coltivare viti è uno dei più antichi ed identitari del nostro territorio. A tuo parere il vino può essere opportunità per una agricoltura e un’economia responsabili?
Coltiviamo uva biologica e produciamo vino biologico. Oggi, siamo ancora orgogliosamente una realtà a conduzione familiare saldamente legata al principio in cui ha creduto mio padre negli anni settanta: produrre vini con una forte espressione territoriale senza contaminazioni. Consapevoli che questa filosofia è lo strumento per contribuire al cambiamento e per resistere alla omogeneizzazione che caratterizza questo momento storico, crediamo che il nostro impegno come agricoltori contribuisca alla salvaguardia del patrimonio ambientale, storico e culturale.

Come noi, numerose altre aziende con la stessa filosofia sono unite nella Federazione italiana dei vignaioli indipendenti (fivi.it), movimento nato nel 2006.

Cosa offrite ai visitatori delle vostre cantine e agli ospiti della vostra antica dimora?
Condividiamo il nostro stile di vita accogliendo il “turista indipendente” che accompagniamo alla riscoperta di valori dimenticati, di tradizioni che rivivono direttamente attraverso esperienze sensoriali, come il  preparare e cucinare i nostri cibi o degustare vini e prodotti della nostra terra.

Il risultato è sempre un ricchissimo scambio di esperienze di vite!

http://www.mustilli.com/

7 Risponde a La scoperta della falanghina. Intervista a Paola Mustilli

  1. paola 24 gennaio 2014 a 15:57

    maria paola mi farebbe molto piacere che ci venssi a trovare, magari si puo’ fare un gruppo a presto p.

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  2. Mariapaola Bianchini 17 gennaio 2014 a 11:06

    Sono stata contenta di aver conosciuto di persona Paola Mustilli alla cena baratto del 10 gennaio scorso e di aver condiviso con lei, alla stessa tavola, il vino di sua produzione. Ovviamente ignoravo del tutto la storia sui vini del sannio, ignorati e non valorizzati per molto tempo. Apprenderla direttamente da una protagonista attiva dell’attuale processo di difesa e valorizzazione è stato interessante ed educativo. Sicuramente inciderà sulle mie scelte future: prendere in mano una bottiglia di vino e assaporarne la storia, prima ancora che la corposità e il gusto, è un’esperienza di consapevolezza e valorizzazione che non mi farò mancare. Ecco ancora una volta dal movimento del Gas e di Art Empori un insegnamento di consumo responsabile e difesa del territorio. Grazie a Nina che ci ha permesso di imparare cose nuove. Grazie a Paola per l’entusiasmo del racconto, verrò a visitare l’agriturismo a Sant’Agata dei Goti: sono curiosa.

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  3. robert fogelberg 15 gennaio 2014 a 13:01

    Gentile Paola,
    la vendita del vino in Svezia è regolata da alcune leggi molto severe. Si può però far arrivare tramite alcune ditte. Se è inetressata all’argomento che è abbastanza tecnico e che penso non interesserà gli altri lettori, può contattarmi mediante email balticfilm@yahoo.se
    cortesi saluti.
    Robert

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  4. robert fogelberg 15 gennaio 2014 a 12:44

    la ringazio della sua risposta

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  5. paola 15 gennaio 2014 a 10:19

    salve Robert, abbiamo avuto ospiti svedesi lo scorso anno tra cui una splendida famigia che ha soggiornato solo 2 giorni ma che sono sembrati un mese, per intensita’ di esperienze che abbiamo scambiato . proprio loro mi hanno ordinato del vino da spedire a Goteborg e non puoi avere idea delle difficolta’ che abbiamo affrontato perche’ in alcuni paesi tra cui la Svezia, non e’ consentito vendere gli alcolici ai privati .
    alla fine gli abbiamo mandato il vino in Olanda dove e’ poi andato a ritirarlo !!!

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  6. Alessio Masone 15 gennaio 2014 a 8:44

    Hai ragione, manca il link di Mustilli: http://www.mustilli.com/

    Grazie al tuo suggerimento lo abbiamo inserito anche nell’articolo.
    alessio masone

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  7. robert fogelberg 15 gennaio 2014 a 8:11

    Un’intervista interessante. Non sono un esperto di vini (bevo quasi solo un po’ di bianco e alcune volte del rosso toscano e piemontese) ma ho apprezzato moltissimo il taglio e la filosofia dell’articolo. Sarebbe bello se si potesse arrivare ad una distribuzione svedese del vino . I Goti contrariamente a quello che molti pensano erano d’origine svedese . Purtroppo manca un contato internet dell’azienda

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