Social network e supermercati sono omofobici?
La marcia in più del Wand, collettivo LGBT
Aggiunto da Redazione1 il 20 luglio 2014.
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Tags: benevento, bukò, bukorto, circolo virtuoso, Collettivo LGBT, corto, cortometraggi, Fuori Dall’Armadio, soldocorto, stili di azione culturale, wand
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di Alessio Masone] Presso il Circolo Virtuoso Buko’ di Benevento, si è realizzata una rassegna di corti all’insegna dell’inclusione, in quanto volutamente non prevedeva competizione e premi. Tutti i film maker partecipanti hanno ricevuto, insieme all’attestato, cinque SoldiCorti di Sannio EcoVicino che rappresentano la moneta dell’inclusione territoriale.
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Tra i partecipanti, con il corto “Fuori dall’armadio”, anche gli esponenti del WAND, Collettivo LGBT, che promuove la libertà degli orientamenti sessuali. Fieri di essere portatori di diversità in un mondo omologato, questi nel loro intervento si ponevano con la necessaria determinazione.
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Ci sentiamo in un posto in cui si fa cambiamento. Luogo raro, visto che ormai la generalità degli eventi artistici sono ormai capaci di produrre solo una fruizione estetica che è funzionale al sistema.
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Ma, a fine serata, il collettivo ci avvisa che due gay, mentre si scambiavano un bacio, nel pomeriggio, erano stati cacciati dalla Villa comunale di Benevento. Il collettivo Wand, ci propone, quindi, di visitare il loro account su Facebook per conoscere l’iniziativa che avrebbe programmato per protesta.
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A quel punto, ritengo di intervenire per chiedere agli esponenti del WAND se, a loro parere, comunicare tramite un uniformante social agevolasse nell’individuo quell’attitudine all’omologazione che, poi, nel quotidiano esclude i gay e tutti gli altri diversi.
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Chiedo anche se i gay, per coerenza, evitano di comprare presso supermercati, franchising e siti online per rivolgersi ai produttori locali e ai negozianti indipendenti di quartiere. Infatti, questi esercenti corti sono portatori di una “diversità economica” che è sempre più oppressa dalla omologante efficienza della grande distribuzione.
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Infatti, come è molto più comodo, senza mettersi in discussione, rivolgersi alle marche famose e agli store efficienti delle multinazionali, così è molto più comodo interfacciarsi con la maggioranza degli individui, quelli etero.
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Il collettivo probabilmente organizzerà su Facebook un’iniziativa di protesta e alcune centinaia di beneventani potranno cliccare “mi piace” e finanche virtualmente partecipare, senza mettersi in discussione, grazie all’alibi fornito dal social. Di fatto, continueranno la loro vita quotidiana densa di esclusione e familismo in ogni contesto: nel fare la spesa, escludendo il vicino (negoziante o produttore o artigiano); nell’andare allo spettacolo, escludendo il vicino artista preferendo l’artista famoso o l’artista amico; nel frequentare locali, scegliendoli non in base a un percorso o a una visione, ma in base a dove trovano i loro amici, il loro branco.
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Il cambiamento dal basso applicato all’omofobia non avviene con il consueto e uniformante perbenismo con cui ci dichiariamo, gratuitamente, a favore degli omosessuali. Avviene adottando stili di vita quotidiani includenti che orientano la nostra personalità e, poi, il sentire comune verso una naturale inclusione di ogni diversità. La discriminazione del diverso da noi è la fenomenizzazione estrema (il capro espiatorio) dell’incapacità di accettare l’altro da noi, il nostro vicino, il nostro simile con cui ormai ci interfacciamo solo con competizione e frustrazione.
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Il collettivo WAND, con le sue iniziative e i suoi corti, ha dimostrato di avere una marcia in più: in modo propositivo, potrebbe metterla a disposizione della giustizia nel mondo, non solo a favore dei diritti omosessuali, in modo difensivo, alla ricerca di un riconoscimento elargito con retorica dai qualunquisti.
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I social network, come Facebook, sono portatori di una cultura familistica in quanto ci consentono di scegliere le persone con cui dialogare, escludendo quelli che non hanno un rapporto di seduzione con noi. Sono soprattutto portatori di un linguaggio protomafioso, essendo strutturati per cerchie di amici, facendo dimenticare che dovremmo considerare le persone per quello che fanno nel mondo non per quello che fanno per noi. Promuovono anche un linguaggio dell’omologazione che fa perno sul bisogno di consenso: tenderemo a scrivere solo quello a cui gli altri maggiormente apporranno il “mi piace”.
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Si può obiettare che i social sono strumenti efficienti per arrivare a numerose persone: ma qui si dimentica che essere impegnati nel cambiamento significa rinunciare ad alcune convenienze delle quali non sanno fare a meno i qualunquisti, gli omologati. Qui si dimentica che ogni problema è un’occasione per una salvezza maggiore del problema stesso. Ogni evento culturale è un pretesto che, andando oltre il fisiologico narcisismo degli organizzatori, può generare cambiamento nel
metodo con cui si realizza e si comunica.
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Ogni iniziativa che comunica nel sociale dovrebbe utilizzare “
stili di azione culturale” capaci di dialogare responsabilmente con gli stili di vita quotidiana del fruitore. Non possiamo pretendere stili di azione responsabile da tutti gli organizzatori di eventi culturali, ormai, in gran parte, verticistici ed escludenti, ma da chi è impegnato a combattere l’omologazione possiamo ottenerlo, soprattutto se ha una marcia in più, come il collettivo WAND.
Sarebbe davvero interessante conoscere i ragazzi del collettivo Wand ad una cena baratto, in modo da condividere il loro lavoro di inclusione difensiva e propositiva e trovare nel concetto di “cambiamento consapevole” la chiave comune che muove l’azione personale e comunitaria verso le cause più disparate. I ragazzi del collettivo hanno una battaglia importante da portare avanti con un’energia giovane e dirompente che necessariamente usa i linguaggi di massa, omologanti si ma semplici e ad ampio raggio. Ben vengano questi usi; ma vero anche che qualunque scelta, o abitudine comportamentale personale e comunitaria, è più matura e completa se fatta con logica, conoscenza e criticità. Per cui inviterei i ragazzi ad “accogliere” il buono della critica masoniana, continuando la loro battaglia sui social network e nella vita reale con un rinnovato spirito partigianale. Aspettiamo di sapere come avverrà la protesta in difesa del sacrosanto diritto a passeggiare in un luogo pubblico con il proprio partner.
io li apprezzo e sostengo da due anni! e li sto proponendo per un venerdì sera. direi che ti devi sbrigare a concordare una data!
Brunella…diversamente strega